Il nuovo decreto legge del 25 giugno 2024, n. 84, mira a facilitare l’estrazione delle materie prime critiche con iter rapidi e introduce royalties per sostenere economicamente l’intera filiera.
Ma cosa sono queste materie prime e perché il tema è così dibattuto? Vediamo in questo articolo tutti i dettagli in merito.
Iter veloci per l’estrazione delle materie prime critiche
Come anticipato, il decreto legge del 25 giugno 2024, n.84, ha attribuito al Comitato interministeriale per la transizione ecologica il compito di pronunciarsi su eventuali impedimenti riguardanti le materie prime critiche.
In particolare, l’attenzione è posta sulle nuove richieste di estrazione, trasformazione o riciclo di materie prime strategiche presentate alla Commissione UE.
Inoltre, il ministero dell’Ambiente ha il compito di istituire un unico punto di contatto per il rilascio dei titoli autorizzativi necessari per l’estrazione e i progetti di riciclo di materie prime critiche.
I tempi saranno estremamente rapidi: non più di diciotto mesi per l’estrazione e al massimo dieci mesi per il riciclaggio. Procedure accelerate sono previste anche per il rinnovo delle concessioni esistenti, che saranno dimezzate e non dovranno superare i dieci mesi.
Progetti strategici come nuove miniere godranno di iter celeri e saranno soggetti a royalties. Queste royalties, derivanti dalle concessioni minerarie, saranno in parte destinate allo Stato e in parte alle Regioni che ospitano i giacimenti (per i progetti su terraferma).
Inoltre, il decreto prevede la norma che sblocca il Fondo sovrano per il Made in Italy, destinato a stimolare la crescita e il rilancio delle attività di trasformazione ed estrazione delle materie prime critiche.
Questo provvedimento mira ad allineare l’Italia al regolamento europeo finalizzato a garantire approvvigionamenti sicuri e sostenibili di materie prime critiche, noto come European Critical Raw Materials Act.
Per i progetti di trasformazione delle materie prime critiche, viene introdotta un’autorizzazione unica.
Quest’ultima sarà concessa dalla direzione competente del Mimit (il ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso) entro un massimo di dieci mesi.
Nel caso di progetti già classificati come strategici e con procedimenti in corso avviati prima del riconoscimento, il termine è ridotto a otto mesi.
Comitato tecnico e fondo sovrano
Inoltre, il Mimit istituisce un Comitato tecnico dedicato alle materie prime critiche e strategiche, con l’incarico di monitorare e coordinare le scorte disponibili per ogni materia prima strategica.
Questo comitato dovrà inoltre elaborare ogni tre anni un Piano nazionale delle materie prime critiche, da presentare al Cite per approvazione, includendo le azioni da intraprendere e le fonti di finanziamento.
Il provvedimento prevede anche royalties per le concessioni minerarie dei progetti strategici. Per i progetti marini, le royalties saranno corrisposte allo Stato con un’aliquota tra il 5% e il 7% del prodotto.
Per i progetti terrestri, le royalties saranno destinate sia allo Stato che alle Regioni. Le somme raccolte andranno nel Fondo sovrano per il Made in Italy, atto a supportare investimenti nella filiera delle materie prime strategiche.
Uno degli articoli del decreto è dedicato proprio al Fondo sovrano per il Made in Italy, stabilendo le condizioni per il suo avvio. La gestione sarà affidata, tramite successivo decreto ministeriale, al Fondo italiano d’investimento e Invimit.
Il fondo potrà investire in strumenti di rischio emessi da società di capitali, anche quotate e cooperative, nonché in asset immobiliari, sia pubblici che derivanti da concessione, necessari per l’operatività delle società delle filiere strategiche.
Transizione ecologica e innovazioni industriali: un pò di chiarezza
Le materie prime critiche rivestono un’importanza economica cruciale e sono caratterizzate da un elevato rischio di fornitura.
Questi materiali sono essenziali per lo sviluppo di settori strategici come le energie rinnovabili, la mobilità elettrica e le tecnologie digitali.
Sono infatti fondamentali per realizzare la transizione ecologica ed energetica, nonché per promuovere la crescita di nuove filiere industriali nazionali.
L’aumento previsto della domanda di materie prime critiche, necessarie per la produzione di motori elettrici, batterie, accumulatori, elettrolizzatori, turbine eoliche, chip e pannelli fotovoltaici, è significativo e impone una pianificazione strategica.
Studi come “Critical Raw Materials for Strategic Technologies and Sectors – A Foresight Study” del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea e “The Role of Critical Minerals in Clean Energy Transitions” dell’Agenzia Internazionale dell’Energia forniscono importanti previsioni e analisi in merito.
La Commissione Europea, già dal 2008, ha mostrato un’attenzione costante verso questo tema. Nel settembre 2020 ha poi presentato un Piano di Azione per le materie prime critiche, insieme a un elenco aggiornato.
A livello nazionale, è stato istituito un tavolo tecnico dedicato alle materie prime critiche attraverso un Decreto interministeriale MiSE-MiTE, coinvolgendo istituzioni, centri di ricerca, consorzi di filiera e associazioni di categoria.
Il tavolo tecnico ha come obiettivo principale la definizione di una strategia nazionale per l’approvvigionamento di queste materie.
Inoltre, è prevista la creazione di proposte normative per sostenere iniziative e investimenti, in linea con le migliori pratiche europee e globali. Ciò al fine di garantire la sostenibilità e la resilienza degli approvvigionamenti.