Gestione dei siti contaminati: l’analisi di rischio e le procedure normative in Italia

L’Analisi di Rischio è uno strumento cruciale per valutare e gestire la bonifica dei siti contaminati, in particolare per analizzare lo stato di contaminazione degli stessi. 

In Italia, normative come il D.Lgs. 152/2006 stabiliscono criteri chiari per gestire e bonificare le aree inquinate. Vediamo in questo articolo tutti i dettagli. 

Analisi di rischio: lo strumento chiave per la bonifica dei siti contaminati

Come accennato, la gestione dei siti contaminati è un tema fondamentale per la protezione ambientale e la tutela della salute pubblica. 

L’Italia ha introdotto un quadro normativo complesso per affrontare il problema dell’inquinamento, e l’Analisi di Rischio (AdR) rappresenta uno degli strumenti principali per la valutazione dello stato di contaminazione e la pianificazione degli interventi di bonifica. 

Questo metodo scientifico e sistematico permette di quantificare i rischi associati alla presenza di sostanze inquinanti. Determinando in questo modo le azioni necessarie per proteggere la salute umana e l’ambiente circostante.

Il concetto di rischio in un sito contaminato può essere descritto come la probabilità che un determinato contaminante abbia un effetto negativo sulla salute umana o sugli ecosistemi. 

Nella formula di base, il rischio (R) è il prodotto dell’esposizione (E) al contaminante, espressa in termini di assunzione giornaliera cronica, e della tossicità (T) della sostanza stessa. 

L’equazione di cui sopra mette in evidenza quanto il rischio dipende sia dalla quantità di sostanza con cui un individuo entra in contatto, sia dalla pericolosità intrinseca del contaminante.

L’Analisi di Rischio è oggi lo strumento più avanzato a disposizione per supportare le decisioni riguardanti la gestione dei siti contaminati. Essa permette di valutare non solo i rischi attuali, ma anche quelli potenziali, a lungo termine, per l’uomo e per l’ambiente. 

Tuttavia, l’AdR non è applicabile in tutte le situazioni. Ad esempio, non viene utilizzata per valutare l’efficacia di interventi di Messa in Sicurezza d’Emergenza (MISE) o per analizzare il rischio in presenza di contaminazioni diffuse. 

Inoltre, l’AdR non si applica per garantire la sicurezza nei cantieri di lavoro, dove sono richiesti altri tipi di valutazione del rischio.

Il quadro normativo: D.Lgs. 152/2006, aggiornamenti e MCS

Il principale riferimento normativo in materia di gestione dei siti contaminati in Italia è il D.Lgs. 152/2006, noto come “Testo Unico Ambientale”. 

Questo decreto, nella Parte IV, Titolo V, stabilisce le procedure operative e amministrative per la bonifica dei siti contaminati e fornisce criteri specifici per l’Analisi di Rischio. 

L’Allegato 1 del decreto contiene le linee guida generali per l’analisi di rischio sanitario e ambientale, integrando le disposizioni previste nel D.Lgs. 4/2008. Quest’ultimo ha aggiornato e migliorato alcuni aspetti tecnici della normativa precedente.

Uno degli obiettivi principali dell’Analisi di Rischio è la determinazione delle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR). Vale a dire i livelli massimi di contaminazione accettabili in un sito per garantire la sicurezza per la salute umana e per l’ambiente. 

Questi valori vengono stabiliti in base alla destinazione d’uso del sito, che può essere residenziale, ricreativa, o industriale/commerciale, e variano di conseguenza.

All’interno dell’Analisi di Rischio, uno strumento fondamentale è il “Modello Concettuale del Sito” (MCS), che rappresenta una ricostruzione dettagliata delle caratteristiche del sito contaminato. 

Questo modello si basa su indagini di caratterizzazione che mirano a identificare i contaminanti presenti, le sorgenti di inquinamento, le vie di esposizione e i recettori finali, cioè i bersagli potenziali dell’inquinamento.

Le sorgenti di contaminazione possono essere primarie o secondarie. La sorgente primaria rappresenta l’elemento che causa direttamente l’inquinamento, come un accumulo di rifiuti o uno sversamento di sostanze tossiche. 

La sorgente secondaria, invece, riguarda il comparto ambientale contaminato, come il suolo o l’acqua. 

È importante notare che l’Analisi di Rischio si concentra principalmente sulla sorgente secondaria, analizzando i parametri relativi al comparto ambientale colpito dalla contaminazione.

I comparti ambientali, le vie di esposizione e i recettori on-site e off-site

Nell’Analisi di Rischio, i comparti ambientali oggetto di studio vengono suddivisi in tre categorie principali:

  • Zona insatura, che comprende il suolo superficiale (fino a 1 metro di profondità) e il suolo profondo (oltre 1 metro).
  • Zona satura, che si riferisce alle acque sotterranee.
  • Le vie di esposizione, ovvero le modalità attraverso le quali i contaminanti possono raggiungere i recettori, sono cruciali per determinare il livello di rischio. L’esposizione può essere diretta, quando avviene in corrispondenza della sorgente di contaminazione, o indiretta, quando il contaminante migra attraverso l’ambiente e raggiunge il bersaglio a una certa distanza.

Inoltre, i bersagli della contaminazione sono, di norma, esseri umani. Nella classificazione dei bersagli, si distingue tra quelli “on-site”, cioè presenti sul sito contaminato, e quelli “off-site”, localizzati al di fuori del sito ma comunque esposti ai contaminanti. 

La destinazione d’uso del suolo è fondamentale per definire i recettori potenziali e le relative misure di protezione. I siti residenziali, ad esempio, includono sia adulti che bambini come recettori, mentre nei siti industriali o commerciali, i recettori sono esclusivamente adulti.

Il punto di conformità dell’analisi di rischio e le CSR dei siti contaminati 

Un ulteriore elemento essenziale nell’Analisi di Rischio è la definizione del punto di conformità, che rappresenta il luogo in cui devono essere rispettati gli obiettivi di qualità ambientale. 

Questo punto è generalmente fissato ai confini del sito contaminato e serve a garantire che le CSR, stabilite per ciascun contaminante, non vengano superate. 

Le CSR sono definite in modo da garantire la sicurezza del suolo e delle acque sotterranee, proteggendo i recettori umani e l’ambiente.

Il punto di conformità è cruciale per il controllo della contaminazione, poiché rappresenta il riferimento per verificare che gli interventi di bonifica abbiano effettivamente ridotto i livelli di contaminazione a valori accettabili.

Le autorità di controllo, come le ARPA, utilizzano questo punto per monitorare il rispetto degli standard ambientali previsti dalla normativa.

In altre parole, si può affermare che l’Analisi di Rischio è uno strumento indispensabile nella gestione dei siti contaminati, fornendo una metodologia chiara e scientifica per valutare i rischi associati alla presenza di sostanze inquinanti. 

Nonostante alcune sfide applicative, l’AdR rimane un pilastro centrale nella pianificazione e nell’attuazione delle bonifiche, consentendo di gestire in modo sostenibile il rischio ambientale e di garantire un futuro più sicuro per le comunità coinvolte.

Ingegnere Ambientale