La ‘rinascita’ naturale a Chernobyl: come convivono flora e fauna di fronte alle radiazioni oggi?

Dopo l’incidente nucleare del 1986, Chernobyl è diventata una riserva naturale involontaria: piante e animali ripopolano oggi l’area, mostrando straordinarie capacità di adattamento nonostante i persistenti pericoli delle radiazioni presenti nel suolo e nell’ambiente.

Vediamo in questo articolo tutti i dettagli. 

Chernobyl oggi: un paradiso involontario per grandi mammiferi, nonostante i pericoli delle radiazioni 

Nel 1986, il mondo assistì a uno dei più gravi disastri nucleari della storia. L’esplosione del reattore 4 della centrale di Chernobyl ha trasformato la città di Prip’jat’ e un’ampia area circostante in una zona di esclusione, conosciuta oggi come la “zona di alienazione.” 

L’immediata evacuazione della popolazione e l’interdizione di circa 30 chilometri quadrati hanno creato una vasta regione quasi priva di presenza umana. 

Regione in cui i livelli di radiazione rimangono elevati a causa della contaminazione da isotopi come il cesio-137 e lo stronzio-90. Nonostante ciò, la natura ha trovato modi sorprendenti per riprendersi questo spazio apparentemente ostile. 

Gli animali, che una volta erano scomparsi dalla zona, hanno iniziato a tornare e le piante hanno iniziato a ricrescere. 

Il fenomeno di ripopolamento ha sollevato molte domande tra gli scienziati. Come possono animali e piante sopravvivere in un ambiente così contaminato? Gli effetti delle radiazioni si manifestano ancora in queste forme di vita?

Uno dei segni più evidenti dell’impatto delle radiazioni è la cosiddetta “Foresta Rossa”, situata vicino al sito del disastro. Qui, i pini, a causa della loro elevata sensibilità alle radiazioni, hanno subito cambiamenti cromatici, diventando rossastri prima di morire. 

Tuttavia, con il passare degli anni, altre specie arboree come betulle e pioppi, più resistenti, hanno iniziato a prosperare in quest’area. 

Nonostante la ripresa, il paesaggio rimane alterato.Le foreste di conifere non hanno infatti mai recuperato completamente, lasciando spazio a nuove specie che dominano l’ecosistema.

Un altro fattore di preoccupazione riguarda la decomposizione organica. 

Nelle aree più colpite, i microrganismi che normalmente contribuiscono alla degradazione delle foglie e della materia vegetale mostrano un’inefficienza dovuta all’esposizione prolungata alle radiazioni. 

Questo rallentamento nella decomposizione aumenta il rischio di incendi, che potrebbero rilasciare nuovamente nell’atmosfera i radionuclidi intrappolati nel terreno.

L’impatto delle radiazioni sugli insetti e il ritorno dei grandi mammiferi 

Gli insetti, in particolare gli impollinatori come bombi e api, sono stati tra i primi ad essere colpiti dalle radiazioni. Studi recenti hanno evidenziato una diminuzione nella capacità riproduttiva di questi insetti, con conseguenze potenzialmente gravi per l’ecosistema. 

La ridotta presenza di impollinatori può infatti compromettere la crescita di molte specie vegetali. Innescando di conseguenza una reazione a catena che potrebbe alterare ulteriormente la biodiversità della zona.

Nonostante i rischi evidenti, la zona di Chernobyl è diventata un rifugio per molte specie di grandi mammiferi. Lupi, cervi, linci e cinghiali hanno ripopolato l’area, approfittando dell’assenza quasi totale di esseri umani. 

Questo ritorno ha sorpreso i ricercatori, che si aspettavano che le radiazioni avrebbero avuto effetti devastanti sulle popolazioni animali.

Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha definito Chernobyl una “riserva protetta involontaria”, dove la fauna è riuscita a prosperare in assenza di caccia, urbanizzazione e attività umane. 

Tuttavia, ciò non significa che gli animali siano completamente al sicuro. Gli effetti delle radiazioni variano notevolmente in base all’habitat, alla dieta e alla mobilità degli animali. 

Ad esempio, i lupi, che percorrono grandi distanze, sono esposti a radiazioni solo in modo intermittente, riducendo il rischio rispetto ad altre specie più sedentarie.

Adattamenti genetici e controversie scientifiche

Uno degli aspetti più affascinanti riguarda i possibili adattamenti genetici di alcune specie. 

Ad esempio, la popolazione locale di arvicole rossastre sembra aver sviluppato livelli di antiossidanti più elevati rispetto alla media, una risposta che potrebbe ridurre i danni cellulari causati dalle radiazioni. 

Questi cambiamenti genetici sono oggetto di intenso dibattito tra gli scienziati. Alcuni sostengono che si tratti di una forma di selezione naturale, mentre altri ritengono che i dati siano ancora troppo limitati per trarre conclusioni definitive.

Un altro punto di discussione riguarda l’incidenza dei tumori tra gli animali della zona. Alcuni studi condotti su uccelli di Chernobyl hanno rilevato un aumento dei tumori rispetto alle popolazioni non esposte. 

Tuttavia, la comunità scientifica è divisa su queste conclusioni. Inoltre, altre critiche sono state mosse agli studi che presentano dati considerati “distorti” o non sufficientemente verificabili.

In altre parole, a distanza di quasi 40 anni dal disastro di Chernobyl, la zona di alienazione è diventata un laboratorio vivente per studiare gli effetti a lungo termine delle radiazioni sulla natura. 

Anche se molte specie hanno mostrato sorprendenti capacità di adattamento, gli effetti negativi delle radiazioni sono ancora evidenti, soprattutto nella flora e nei piccoli organismi.

Ingegnere Ambientale