Scarti animali: rifiuti o sottoprodotti? La Corte di Cassazione chiarisce la normativa applicabile

Secondo la Corte di Cassazione, gli scarti animali sono considerati rifiuti o sottoprodotti in base alla destinazione d’uso e alle condizioni di riutilizzo. Ma cosa significa e quali sono queste condizioni?

Vediamo in questo articolo tutti i dettagli. 

Quando gli scarti animali sono considerati rifiuti e quando sottoprodotti secondo la normativa UE?

La gestione degli scarti animali rappresenta una questione complessa, spesso oggetto di dibattiti e interpretazioni normative.

Per questo motivo, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33084/21, ha definito importanti linee guida su come classificare e trattare questi materiali. 

Al centro della questione c’è la distinzione tra scarti considerati rifiuti, soggetti alla normativa sui rifiuti (D.lgs. 152/2006), e quelli classificati come sottoprodotti, regolati dal Regolamento europeo CE n. 1774/2002. 

A tal proposito, la Cassazione ha stabilito che, in linea di principio, gli scarti animali possono essere considerati sottoprodotti solo se destinati al riutilizzo e se rispettano alcuni criteri chiave. 

Diversamente, se tali materiali sono destinati allo smaltimento, sono classificati come rifiuti e devono seguire le disposizioni previste dalla normativa generale sui rifiuti. 

Questo chiarimento è significativo, poiché influisce sulla gestione e sulla responsabilità degli operatori che trattano scarti di origine animale, assicurando che vengano rispettati standard di sicurezza e igiene.

Dunque, affinché gli scarti animali siano sottratti alla normativa sui rifiuti e trattati come sottoprodotti, è necessario che soddisfino le seguenti condizioni:

  • La provenienza degli scarti deve essere documentata e tracciabile.
  • Devono essere sottoposti a rigorosi controlli di qualità.
  • I risultati di tali controlli devono escludere la possibilità di conseguenze nocive per la salute umana o per l’ambiente.

Nel caso in cui uno di questi requisiti non sia rispettato, gli scarti devono essere considerati rifiuti, rientrando quindi nella normativa italiana sui rifiuti (D.lgs. 152/2006).

La normativa UE sui sottoprodotti di origine animale

Il Regolamento CE n. 1069/2009, che si applica ai sottoprodotti di origine animale e ai prodotti derivati non destinati al consumo umano, stabilisce norme sanitarie per garantire la sicurezza dei prodotti utilizzati per scopi alternativi al consumo. 

Questo regolamento è cruciale per il settore, poiché distingue tra sottoprodotti e rifiuti, determinando quali materiali possono essere riciclati e riutilizzati, e quali invece devono essere smaltiti.

Ad esempio, gli scarti di origine animale possono essere destinati alla produzione di fertilizzanti o a processi industriali, ma solo se le condizioni di sicurezza sono rispettate e se il processo di riutilizzo è tracciabile e controllato. 

Questo approccio permette di ridurre gli sprechi, valorizzando gli scarti e trasformandoli in risorse. Tuttavia, richiede che gli operatori siano pienamente conformi alle normative per evitare rischi sanitari.

La sentenza della Cassazione prende spunto da un caso specifico riguardante lo smaltimento di sangue animale. In questo contesto, la Corte ha ribadito l’importanza di classificare correttamente gli scarti in base alla loro destinazione. 

Nel caso esaminato, lo smaltimento del sangue animale è stato considerato soggetto alla normativa sui rifiuti, poiché il produttore non aveva destinato tali materiali a un uso specifico che rispettasse i requisiti di sicurezza e tracciabilità.

Questo chiarimento giuridico è rilevante per tutte le aziende che operano nel settore della macellazione e trasformazione di prodotti animali, poiché stabilisce una guida chiara sulla gestione dei residui. 

La destinazione d’uso diventa un fattore determinante per stabilire la corretta disciplina normativa da applicare.

Abbandono degli scarti: le implicazioni legali

La sentenza si è soffermata anche su un caso di abbandono di scarti animali in un’area non controllata, dove i materiali erano stati lasciati da soggetti ignoti. 

L’organo inquirente aveva contestato la gestione degli scarti, sostenendo che fosse stato improprio applicare la normativa sui rifiuti e che la normativa comunitaria avrebbe dovuto prevalere. 

Tuttavia, la Cassazione ha confermato che, in assenza di una destinazione specifica e di controlli di sicurezza, gli scarti devono essere trattati come rifiuti, indipendentemente dal contesto in cui si trovano.

Questo caso sottolinea le responsabilità di tutti gli operatori, pubblici e privati, nel garantire una gestione sicura e conforme degli scarti animali. 

Gli enti locali e le autorità di controllo sono infatti chiamati a vigilare e a garantire che gli scarti abbandonati siano smaltiti secondo le disposizioni normative, per prevenire rischi ambientali e sanitari.

Ingegnere Ambientale