Come funziona l’attribuzione corretta di un codice EER? La guida pratica per una gestione sicura dei rifiuti

L’attribuzione del codice EER è cruciale per la gestione sicura dei rifiuti. Attribuirlo correttamente evita sanzioni e problemi ambientali, facilitando lo smaltimento ecologico. Vediamo in questo articolo come applicare le regole essenziali per la giusta classificazione.

Classificazione dei rifiuti: gli errori nell’attribuzione dei codici EER possono causare problemi ambientali e sanzioni

Come anticipato, attribuire il codice EER corretto ai rifiuti prodotti da un’azienda è fondamentale per garantire una gestione responsabile e conforme alle normative vigenti. 

Questo codice, composto da sei cifre suddivise in tre coppie, permette di identificare i rifiuti in base alla loro origine e alle caratteristiche. 

Comprendere e applicare correttamente le regole per l’assegnazione del codice EER non è solo un obbligo normativo, ma anche un importante passo per proteggere l’ambiente e minimizzare i rischi legati al trattamento dei rifiuti.

Come già accennato, il codice EER è formato da tre coppie di cifre che descrivono la natura e l’origine del rifiuto:

  • Prima coppia: identifica il tipo di attività o processo da cui proviene il rifiuto. Ad esempio, un rifiuto derivante da un’attività termica avrà come prima coppia il numero 10, mentre se proviene dalla chimica organica sarà il 06.
  • Seconda coppia: rappresenta il processo produttivo specifico. Nell’ambito delle attività termiche, per esempio, la metallurgia dello zinco è contrassegnata da 05, mentre la fusione di metalli non ferrosi è rappresentata da 10.
  • Terza coppia: descrive la tipologia esatta del rifiuto. Per la metallurgia dello zinco, se il rifiuto è costituito da scorie, la coppia finale sarà 01 (codice completo 10.05.01), mentre per le polveri di gas di combustione sarà 03 (codice 10.05.03).

Come determinare il codice corretto?

L’assegnazione del codice EER richiede un’analisi metodica e la consultazione dell’elenco ufficiale. Ecco i passaggi fondamentali per trovare il codice giusto:

  • PASSO A
  • Individuare l’attività e il processo produttivo. Consultare i capitoli da 01 a 12 e da 17 a 20 dell’elenco per identificare il tipo di attività e il processo produttivo.
  • Se non si trova una corrispondenza, esaminare i capitoli 13, 14 e 15, che coprono i rifiuti comuni a varie attività, come oli esausti, solventi e imballaggi.
  • In caso di ulteriore incertezza, controllare il capitolo 16, che elenca i rifiuti non specificati altrimenti.
  • PASSO B
  • Una volta identificato il processo, cercare la descrizione esatta del rifiuto per ottenere la terza coppia di cifre. Questo passaggio è cruciale per definire con precisione la natura del rifiuto.
  • PASSO C
  • Se non è possibile trovare una descrizione specifica che corrisponda al rifiuto, si deve assegnare un codice che termini con 99, preceduto dalle quattro cifre del processo produttivo. Questo codice indica che il rifiuto è generico o non classificabile secondo le categorie standard.

L’importanza del codice EER corretto

Utilizzare il codice EER appropriato non è solo un dovere normativo, ma garantisce anche una gestione sicura ed ecologica dei rifiuti. 

Un codice sbagliato può compromettere il corretto smaltimento o recupero del materiale, con gravi conseguenze ambientali. Ad esempio, se un rifiuto pericoloso viene trattato come non pericoloso, si rischia di contaminare l’ambiente e mettere in pericolo la salute pubblica.

Inoltre, gli errori nell’assegnazione del codice possono anche portare a sanzioni. Gli enti di controllo, come l’ARPA o il Corpo Forestale dello Stato, monitorano attentamente la gestione dei rifiuti e applicano multe o sanzioni penali se rilevano violazioni. 

Le sanzioni amministrative possono variare da poche centinaia di euro a somme considerevoli, mentre quelle penali, nei casi più gravi, possono includere l’arresto o la confisca dei beni aziendali.

Per le aziende che non dispongono di personale esperto nella gestione dei rifiuti, la scelta migliore può essere quella di affidarsi a un consulente specializzato. 

Un esperto può infatti garantire che i codici EER siano assegnati correttamente, riducendo il rischio di errori e complicazioni legali. Vediamo ora come applicare queste regole con alcuni esempi:

Rifiuto pericoloso: Se si tratta di un rifiuto sanitario a rischio infettivo, il codice EER sarà 18 01 03*. 

Qui, 18 indica rifiuti prodotti dal settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate (tranne i rifiuti di cucina e di ristorazione non direttamente provenienti da trattamento terapeutico), 01 si riferisce ai rifiuti dei reparti di maternità e rifiuti legati a diagnosi, trattamento e prevenzione delle malattie negli esseri umani, e 03* indica rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni. L’asterisco (*) segnala che il rifiuto è pericoloso.

Rifiuto non pericoloso: Se invece il rifiuto rappresenta dei fanghi e residui di filtrazione, diversi da quelli di cui alla voce 11 01 09, il codice EER sarà 11 01 10. 

Il numero 11 identifica rifiuti prodotti dal trattamento chimico superficiale e dal rivestimento di metalli ed altri materiali; idrometallurgia non ferrosa, 01 identifica rifiuti prodotti dal trattamento chimico superficiale e rivestimento di metalli (ad esempio, processi galvanici, zincatura, decappaggio, pulitura elettrolitica, fosfatazione, sgrassaggio con alcali, anodizzazione), e 10 indica fanghi e residui di filtrazione, diversi da quelli di cui alla voce 11 01 09.

Ingegnere Ambientale