Classificazione delle caratteristiche di pericolosità HP dei rifiuti: cosa sono e quali sono le correlazioni in ambito ADR?

Dal 1° giugno 2015, il regolamento UE 1357/2014 ha introdotto nuove norme per identificare le caratteristiche di pericolosità dei rifiuti, rinominando le sigle da H a HP per una gestione più sicura.

Vediamo in questo articolo cosa sono e quali sono le loro correlazioni nell’ambito della normativa ADR. 

Riconoscere e gestire le caratteristiche di pericolosità dei rifiuti: le sigle HP 

Come anticipato, a partire dal 1° giugno 2015, è entrato in vigore il regolamento UE n. 1357/2014 del 18 dicembre 2014, che ha aggiornato le norme relative alla classificazione dei rifiuti pericolosi. 

Una delle principali novità introdotte è stata la sostituzione della sigla “H”, usata fino ad allora per identificare le caratteristiche di pericolo, con la nuova sigla “HP”. 

Questa modifica mira a uniformare e rendere più chiara la classificazione dei rifiuti pericolosi, facilitandone la gestione e garantendo una maggiore sicurezza.

I rifiuti pericolosi devono dunque essere classificati con una sigla HP seguita da un numero, che va da HP1 a HP15. Queste sigle indicano specifiche proprietà di pericolo che il rifiuto possiede e che devono essere attentamente valutate per gestirli correttamente. 

Ad esempio, HP1 indica un rifiuto “Esplosivo”, che può sviluppare gas con una velocità e una pressione tali da causare danni significativi nell’area circostante. 

HP2 si riferisce a un rifiuto “Comburente”, che può provocare o facilitare la combustione di altre sostanze attraverso l’apporto di ossigeno.

Le altre sigle, come HP3 “Infiammabile”, HP4 “Irritante”, e HP5 “Tossicità specifica per organi bersaglio”, coprono una gamma di pericoli che vanno dall’infiammabilità alla tossicità e all’irritazione cutanea o oculare. 

Ad esempio, un rifiuto classificato come HP3 può essere liquido, solido, o gassoso, e avere caratteristiche infiammabili variabili a seconda del punto di infiammabilità o della reattività con l’aria o l’acqua.

Altre classificazioni

Tra le altre caratteristiche di pericolo, HP7 indica i rifiuti “Cancerogeni”, HP8 i “Corrosivi”, mentre HP9 si riferisce ai rifiuti “Infettivi”, contenenti microrganismi o tossine che possono causare malattie negli esseri umani o in altri organismi viventi. 

Infine, HP14 riguarda i rifiuti “Ecotossici”, che rappresentano una minaccia per l’ambiente e HP15 include quei rifiuti che, pur non possedendo immediatamente una delle caratteristiche di pericolo menzionate, possono manifestarle successivamente.

L’attribuzione della caratteristica di pericolo HP14 viene effettuata in base ai criteri stabiliti dal regolamento UE 2017/997, che modifica l’allegato III della direttiva 2008/98/CE. 

Questo aggiornamento normativo è cruciale per garantire che i rifiuti pericolosi siano identificati e trattati nel rispetto delle norme ambientali e di sicurezza. Prevenendo così rischi per la salute pubblica e l’ecosistema.

In sintesi, la classificazione dei rifiuti pericolosi secondo le nuove sigle HP rappresenta un passo avanti nella regolamentazione della gestione dei rifiuti. Promuovendo dunque pratiche più sicure e responsabili. 

La conoscenza e l’applicazione corretta di queste classificazioni sono essenziali per proteggere sia l’ambiente che la salute umana.

Correlazioni in ambito ADR: come regolarsi? 

Come sappiamo, non tutti i rifiuti pericolosi rientrano automaticamente nella normativa ADR, ovvero l’Accordo Europeo relativo al trasporto internazionale di merci pericolose su strada. 

La classificazione di un rifiuto, ai sensi del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. n. 152/2006), serve a individuare il codice EER (Elenco Europeo dei Rifiuti) e le eventuali caratteristiche di pericolo HP.

Come accennato, queste ultime sono necessarie per gestire correttamente l’intero ciclo di vita del rifiuto.

La normativa ADR, d’altra parte, ha esteso l’obbligo di nomina del consulente per la sicurezza dei trasporti di merci pericolose (consulente ADR) ad ogni impresa le cui attività comprendono anche la spedizione di merci pericolose su strada. 

Un rifiuto diventa soggetto alla normativa ADR se, in caso di incidente, può provocare danni immediati alla salute, ai beni, o all’ambiente attraverso un’azione rapida e intensa. 

Ad esempio, un rifiuto infiammabile (HP3) è sempre soggetto all’ADR poiché presenta un rischio significativo in caso di trasporto, salvo il caso di condizioni particolari come quantità limitate o esenti, come previsto dai capitoli ADR 3.4; 3.4.1 (f).

D’altra parte, rifiuti con caratteristiche di pericolo come sensibilizzanti, mutageni o reprotossici (HP13, HP11, HP10) non sono generalmente soggetti all’ADR. 

Questo perché i rischi associati a tali rifiuti derivano da un’esposizione prolungata, una condizione non tipicamente presente durante il trasporto su strada. Tuttavia, è sempre consigliabile accertarsene tramite consulti con figure esperte. 

Inoltre, per altre caratteristiche come tossicità (HP6), corrosività (HP8) o ecotossicità (HP14), la necessità di seguire la normativa ADR deve essere valutata caso per caso.

La nuova direttiva facilita dunque il collegamento tra rifiuti pericolosi e la normativa ADR. 

In particolare fornendo indicazioni su come ogni caratteristica HP possa essere associata a codici di pericolo H (secondo il Regolamento CLP), a eventuali limitazioni, e all’applicabilità dell’ADR durante il trasporto su strada. 

Questo raccordo normativo assicura una gestione più sicura e consapevole dei rifiuti pericolosi durante tutte le fasi, inclusa quella critica del trasporto.

Ingegnere Ambientale