Nel febbraio 2022, modifiche cruciali hanno inserito la tutela dell’ambiente nella Costituzione italiana. Nonostante il progresso di queste modifiche, non sono comunque mancati interrogativi su interpretazioni e implicazioni legali.
Vediamo in questo articolo tutti i dettagli.
Implicazioni della tutela dell’ambiente nella Costituzione: quali dubbi in merito?
Come accennato, il 2022 ha segnato un punto di svolta per la Costituzione italiana con l’introduzione della tutela dell’ambiente e della biodiversità come principi fondamentali.
Le modifiche agli articoli 9 e 41 hanno ridefinito il panorama giuridico, sottolineando l’importanza di preservare gli ecosistemi per le generazioni future. Tuttavia, queste innovazioni non sono esenti da controversie e interrogativi interpretativi.
La riforma costituzionale ha ampliato il concetto di responsabilità intergenerazionale, incorporando la protezione ambientale come imperativo per il progresso sostenibile.
Tuttavia, il termine “future generazioni” ha generato dibattiti su come integrare il concetto di sviluppo sostenibile nel nuovo quadro normativo.
Allo stesso modo, l’inclusione della biodiversità tra i principi costituzionali solleva interrogativi sulla sua interconnessione con l’ambiente e gli ecosistemi.
Un aspetto cruciale riguarda la regolamentazione dell’attività economica, ora vincolata a non danneggiare la salute, l’ambiente e la dignità umana. Tale disposizione mira a bilanciare la libertà economica con l’utilità sociale, spingendo verso pratiche industriali più sostenibili.
Tuttavia, rimangono incertezze riguardo alla legittimità delle azioni legali ambientali post-riforma.
Attualmente, solo alcune associazioni ambientaliste hanno il diritto di agire in giudizio per danni ambientali, sollevando dubbi sulla necessità di rivedere tali restrizioni alla luce dei nuovi principi costituzionali.
Biodiversità e Convenzione di Rio
La definizione di “biodiversità” rappresenta un’altra sfida interpretativa.
Ciò poiché il suo inserimento accanto ai concetti di ambiente ed ecosistemi solleva la questione se siano considerati come un’unica entità o come elementi distinti ma correlati della tutela ambientale.
La Corte Costituzionale ha sottolineato le differenze semantiche tra ambiente ed ecosistemi. In particolare evidenziando che il primo riguarda principalmente l’habitat umano, mentre il secondo si concentra sulla conservazione della natura come valore intrinseco.
Questa distinzione potrebbe essere fondamentale per interpretare il nuovo quadro costituzionale.
Inoltre, la Convenzione di Rio sulla diversità biologica fornisce una definizione chiara di biodiversità come la varietà di organismi viventi negli ecosistemi.
Questo concetto, seppur interconnesso con ambiente ed ecosistemi, rappresenta un pilastro distinto della tutela costituzionale.
Il difficile bilanciamento tra libertà economica e tutela ambientale
Inoltre, come già accennato, la recente riforma ha apportato modifiche anche all’articolo 41 della Costituzione, introducendo nuovi vincoli alla libertà di iniziativa economica privata.
Oltre ai già esistenti limiti legati all’utilità sociale, alla sicurezza e alla dignità umana, ora l’attività economica non può contrastare con la tutela della salute e dell’ambiente.
Questi nuovi parametri si collegano anche all’articolo 9 della Costituzione. Il quale stabilisce che l’attività economica, pubblica e privata, deve essere orientata anche a fini ambientali, richiamando una maggiore attenzione ecologica nelle decisioni legislative dello Stato.
Si sottolinea che queste modifiche non sono un caso isolato. La Corte Costituzionale ha infatti più volte sottolineato l’importanza del bilanciamento tra libertà economica e altri diritti costituzionalmente garantiti, come la salute e l’ambiente.
Un esempio emblematico è il cosiddetto “caso ILVA”, dove si è ribadito che l’attività economica non può essere realizzata a scapito del diritto alla salute e a un ambiente sano.
La tutela dell’ambiente non è una novità nemmeno a livello internazionale.
Già nella Dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992, si affermava che lo sviluppo deve soddisfare equamente le esigenze delle generazioni presenti e future, ponendo l’attenzione sulla sostenibilità.
Analogamente, la Convenzione di Aarhus e altri trattati internazionali ribadiscono il diritto a vivere in un ambiente che garantisca benessere e salute per tutti, ponendo al centro la responsabilità verso le generazioni future.
In altre parole, questa nuova configurazione costituzionale rafforza la giurisprudenza e conferma un impegno verso un modello di sviluppo sostenibile che coniughi crescita economica e rispetto per l’ambiente.