Registro di Carico e Scarico nei presidi sanitari: come calcolare correttamente i giorni lavorativi

Nel settore sanitario, la corretta compilazione del Registro di Carico e Scarico è essenziale: ma cosa si intende realmente per “giorni lavorativi”? Un’analisi normativa chiarisce i margini e i rischi per le strutture ospedaliere.

Vediamo in questo articolo tutti i dettagli. 

L’importanza del concetto di giorni lavorativi nella registrazione sul Registro di Carico e Scarico dei rifiuti sanitari

Come sappiamo, la gestione dei rifiuti nel settore sanitario è un’attività altamente regolamentata, soprattutto per quanto riguarda la corretta tenuta del Registro di Carico e Scarico. 

Questo strumento, previsto dall’art. 190 del Testo Unico Ambientale (TUA), rappresenta un presidio fondamentale nella tracciabilità dei rifiuti, specialmente per quelli pericolosi a rischio infettivo, dove le tempistiche di registrazione si fanno più stringenti.

Ne consegue che, nel contesto sanitario, comprendere il significato esatto di “giorni lavorativi” è fondamentale per evitare sanzioni. Un errore nel conteggio dei termini può infatti comportare gravi conseguenze amministrative e organizzative.

Secondo l’art. 190 TUA, sono obbligati a tenere aggiornato il Registro:

Il Registro deve essere conservato per tre anni, a eccezione dei casi di smaltimento in discarica, per cui la conservazione è a tempo indeterminato.

Inoltre, la legge stabilisce che le annotazioni devono essere effettuate entro determinati limiti temporali, ovvero 

Tali termini, se non rispettati, espongono l’impresa a sanzioni che, nel caso di rifiuti pericolosi, possono arrivare fino a 93.000 euro, oltre a sanzioni accessorie come la sospensione dalle cariche aziendali.

Cosa si intende per “giorni lavorativi”?

Come accennato, una questione centrale riguarda proprio l’interpretazione di “giorni lavorativi”. L’art. 190 TUA non lascia spazio a fraintendimenti: si tratta di giorni feriali stabiliti dalla normativa e dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicabile. 

Non sono quindi inclusi i fine settimana, a meno che l’organizzazione interna non preveda turnazioni o orari continuativi.

Nel caso delle strutture sanitarie pubbliche, il personale amministrativo, generalmente responsabile della compilazione del Registro, lavora su una base di cinque giorni settimanali, dal lunedì al venerdì. 

Sabato e domenica sono dunque da escludere dal conteggio, salvo diverse previsioni organizzative. Ad ogni modo, a sostegno di questa interpretazione ci sono diverse disposizioni legislative:

Dunque, il riferimento specifico a “giorni lavorativi” nel contesto del Registro è volutamente restrittivo, per tutelare chi opera con orari definiti.

Nel settore sanitario pubblico, l’orario lavorativo è disciplinato dalla L. 724/1994 e dal CCNL del comparto sanità (triennio 2016-2018). Tali norme prevedono che l’orario di lavoro sia di 36 ore settimanali, articolato su cinque o sei giorni, in funzione delle esigenze del servizio.

Tuttavia, per le unità operative amministrative, che non necessitano di continuità di servizio, l’orario è generalmente su cinque giorni. Di conseguenza, le giornate di sabato e domenica sono da considerarsi non lavorative.

Conferme giurisprudenziali e conseguenze in caso di sopralluogo 

Anche la giurisprudenza si è espressa in tal senso. La Cassazione Civile, Sez. Lavoro, nella sentenza n. 29632/2018, ha ribadito che per i dipendenti pubblici del comparto sanità, la settimana lavorativa si articola di regola su cinque giorni. 

Il sabato è, dunque, da considerarsi non lavorativo, salvo turnazioni o deroghe per specifici servizi.

Un’annotazione effettuata, ad esempio, il lunedì successivo alla produzione di un rifiuto avvenuta il venerdì precedente non è in ritardo se sabato e domenica non sono da conteggiare.

Tuttavia, è necessario che l’organizzazione interna attesti chiaramente l’orario di lavoro degli uffici amministrativi. In assenza di documentazione, un ispettore potrebbe considerare anche i giorni festivi nel computo e contestare la violazione.

Per minimizzare il rischio di contestazioni, le strutture sanitarie possono adottare alcune buone pratiche tra cui formalizzare l’orario di lavoro amministrativo tramite delibere interne. 

Ancora, possono conservare evidenze delle giornate non lavorative, anche per fini difensivi, oppure anticipare le registrazioni, soprattutto nel caso di rifiuti a rischio infettivo. 

Infine, senza dubbio è importante formare il personale addetto sulle tempistiche e sui requisiti di compilazione.

In altre parole, nel complesso sistema normativo che regola la gestione dei rifiuti sanitari, la corretta interpretazione del concetto di giorno lavorativo è essenziale per evitare sanzioni e difendersi da eventuali contestazioni.

Alla luce della normativa vigente, della giurisprudenza e del CCNL Sanità, è ragionevole concludere che, nella maggior parte dei presidi ospedalieri pubblici, il termine dei 5 o 10 giorni previsti dalla legge vada calcolato escludendo il sabato e la domenica. 

Tutto ciò, come già detto, salvo diversa organizzazione certificata. In conclusione, un approccio preventivo e documentato alla compilazione del Registro di Carico e Scarico può così trasformarsi in uno strumento di tutela, oltre che di conformità ambientale.