La gestione dei rifiuti sanitari potenzialmente infetti è regolata da normative precise, che garantiscono la sicurezza pubblica e la tutela ambientale. Vediamo in questo articolo le leggi vigenti e le procedure per lo smaltimento e il trasporto sicuro di questi rifiuti.
Panoramica sulla normativa dei rifiuti sanitari infettivi
Come anticipato, la gestione dei rifiuti sanitari infettivi (codice EER principale 18 01 03) è un aspetto cruciale per la salute pubblica e la protezione ambientale.
La normativa vigente in Italia è principalmente disciplinata dal Decreto del Presidente della Repubblica del 15 luglio 2003, n. 254.
Quest’ultimo regola la gestione dei rifiuti sanitari. Questa normativa classifica i rifiuti in diverse categorie, ognuna delle quali richiede modalità di smaltimento specifiche.
Le categorie principali di rifiuti sanitari, secondo l’art. 1 comma 5 del DPR n. 254/03, sono:
- Rifiuti sanitari non pericolosi: assimilabili ai rifiuti urbani, gestiti secondo le stesse modalità previste per i rifiuti domestici.
- Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo: richiedono una gestione speciale ma non implicano un rischio di trasmissione di malattie infettive.
- Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo: rappresentano un pericolo di infezione e devono essere trattati con misure preventive specifiche per evitare la trasmissione di agenti patogeni.
- Rifiuti che richiedono particolari modalità di smaltimento: comprendono organi, parti anatomiche non riconoscibili, e animali da laboratorio, i quali devono essere smaltiti tramite incenerimento.
- Rifiuti da esumazioni e da estumulazioni: devono essere separati dai rifiuti urbani e gestiti in modo specifico per garantirne la sicurezza durante lo smaltimento.
- Rifiuti speciali prodotti al di fuori delle strutture sanitarie: presentano rischi simili ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo, ma sono esclusi gli assorbenti igienici.
Si sottolinea che, una distinzione importante tra i rifiuti a rischio infettivo e gli altri tipi di rifiuti speciali, sia pericolosi che non pericolosi, riguarda i tempi di registrazione sul registro di carico e scarico.
Per i rifiuti infettivi, la registrazione deve essere completata entro cinque giorni dall’operazione di carico o scarico, a differenza dei dieci giorni previsti per le altre categorie di rifiuti.
Modalità di gestione e smaltimento
La normativa italiana non solo definisce le categorie di rifiuti sanitari, ma stabilisce anche le modalità di gestione per garantire la sicurezza durante l’intero ciclo di vita del rifiuto, dalla produzione allo smaltimento.
Ad esempio, vi sono i rifiuti sanitari non pericolosi e rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo.
Questi rifiuti sono soggetti alle stesse norme dei rifiuti urbani, ma i rifiuti pericolosi richiedono precauzioni aggiuntive per evitare qualsiasi danno ambientale o alla salute umana. La loro raccolta e smaltimento seguono le disposizioni del D.Lgs. 152/06.
Poi, i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo. Questi rifiuti rappresentano un pericolo significativo a causa del loro potenziale infettivo. Devono essere smaltiti tramite incenerimento o sterilizzazione in impianti autorizzati.
Il deposito temporaneo di rifiuti sanitari pericolosi e potenzialmente infettivi deve avvenire in condizioni che non comportino alterazioni rischiose per la salute. Questo deposito può durare fino a un massimo di cinque giorni a partire dalla chiusura del contenitore.
Tuttavia, nel rispetto delle norme di igiene e sicurezza, e sotto la responsabilità del produttore, tale periodo può essere esteso fino a trenta giorni se la quantità di rifiuti è inferiore a 200 litri.
La registrazione prevista dall’articolo 12, comma 1 del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, deve essere effettuata entro cinque giorni.
Incenerimento, esumazioni ed altro ancora
Ancora, vi sono i rifiuti che richiedono particolari modalità di smaltimento. Questa categoria include rifiuti che, per la loro natura, devono essere smaltiti con tecniche specifiche, come l’incenerimento.
Gli organi e le parti anatomiche non riconoscibili, così come i piccoli animali da laboratorio, devono essere trattati con lo stesso rigore previsto per i rifiuti pericolosi a rischio infettivo.
Rifiuti da esumazioni e da estumulazioni. Questi rifiuti devono essere raccolti separatamente dagli altri rifiuti e, se necessario, possono essere temporaneamente depositati in aree apposite all’interno dei cimiteri.
Il loro smaltimento deve avvenire in impianti autorizzati, e il processo è strettamente regolamentato per prevenire contaminazioni ambientali.
Infine, i rifiuti speciali al di fuori delle strutture sanitarie. Questa categoria comprende rifiuti che, pur non essendo generati all’interno di strutture sanitarie, presentano rischi simili a quelli dei rifiuti pericolosi a rischio infettivo.
Anche per questi rifiuti è necessaria una gestione attenta e scrupolosa per evitare la diffusione di agenti patogeni.
Smaltimento e trasporto sicuro dei rifiuti sanitari infettivi
Il trasporto dei rifiuti sanitari, in particolare quelli a rischio infettivo, è un’altra area critica regolata dalla normativa. Per garantire la sicurezza durante il trasporto, devono essere utilizzati appositi contenitori. Questi includono:
Imballaggi a perdere, anche flessibili, con la scritta “Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo” e il simbolo del rischio biologico.
Imballaggi rigidi a perdere, destinati ai rifiuti taglienti e pungenti, devono recare la stessa scritta e devono essere trasportati nel più breve tempo possibile per minimizzare i rischi.
Successivamente, i rifiuti devono essere collocati in un contenitore rigido esterno con caratteristiche adeguate per resistere agli urti e sollecitazioni durante il trasporto.
Questo contenitore deve essere chiaramente distinto da quelli utilizzati per altri tipi di rifiuti, grazie a un colore specifico e alla scritta “Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo”.
Un aspetto cruciale è la chiusura del contenitore, che segna il momento in cui il rifiuto diventa ufficialmente tale e inizia il periodo massimo di deposito temporaneo.
Da questo punto in poi, è essenziale seguire le disposizioni riguardanti il deposito e il successivo smaltimento.
Infine, per il trasporto dei rifiuti sanitari pericolosi, devono essere rispettate le norme ADR, che regolano gli imballaggi, i mezzi di trasporto e la segnalazione.
Queste norme internazionali garantiscono che i rifiuti siano trasportati in modo sicuro, riducendo al minimo i rischi di contaminazione e diffusione di agenti patogeni durante il trasporto.
Breve focus sull’aumento dei rifiuti sanitari in Italia: analisi dei dati 2020-2021
Nel 2020, la produzione di rifiuti sanitari in Italia ha registrato un significativo incremento del 16% rispetto all’anno precedente.
Secondo le più recenti rilevazioni dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nel 2020 sono state generate circa 232 mila tonnellate di rifiuti sanitari.
Di queste circa 208 mila tonnellate sono classificate come pericolose. Quasi la metà di questi rifiuti proviene dalle regioni settentrionali del Paese. Questi dati sono stati raccolti dalle dichiarazioni ambientali obbligatorie per le strutture sanitarie pubbliche e private.
Dunque, l’emergenza sanitaria causata dal SARS-CoV-2 ha avuto un impatto diretto sulla composizione dei rifiuti sanitari pericolosi, con quasi 176 mila tonnellate identificate come a rischio infettivo, rappresentando un aumento del 23,4% rispetto al 2019.
Nel 2021, la produzione di rifiuti sanitari ha continuato a crescere, segnando un aumento del 13,4% rispetto all’anno precedente, con oltre 265 mila tonnellate prodotte.
Di queste, più di 239 mila tonnellate sono rifiuti pericolosi, mentre i rifiuti non pericolosi ammontano a poco più di 26mila tonnellate.
Analizzando la distribuzione geografica, il Nord Italia ha prodotto circa il 47% del totale dei rifiuti sanitari pericolosi, equivalente a circa 114 mila tonnellate, seguito dal Sud con oltre 73 mila tonnellate (31%) e dal Centro con circa 52 mila tonnellate (22%).
Tra i rifiuti pericolosi, quelli a rischio infettivo hanno rappresentato la maggioranza, superando le 201 mila tonnellate nel 2021, con un incremento del 14,6% rispetto al 2020.
Questo aumento è stato particolarmente significativo al Sud, con un incremento del 27,2%, mentre il Nord ha registrato una crescita del 9,7% e il Centro del 10,2%.
Complessivamente, in Italia, nel 2021 sono state gestite oltre 277 mila tonnellate di rifiuti sanitari, con un aumento del 14,8% dei rifiuti pericolosi rispetto al 2020.