L’Italia avvia un piano strategico per valorizzare l’estrazione delle materie prime critiche. La nuova legge, approvata nell’agosto 2024, mira infatti a potenziare l’estrazione e il riciclaggio, garantendo sostenibilità e sicurezza degli approvvigionamenti.
Vediamo in questo articolo tutti i dettagli.
Un piano per estrazione, trasformazione e riciclaggio per garantire l’approvvigionamento di materie prime critiche
In un contesto globale segnato dall’urgenza di una transizione ecologica e digitale, le materie prime critiche rappresentano risorse essenziali.
Dalla produzione di tecnologie green alla mobilità elettrica, queste materie sono il fulcro di settori strategici. Non a caso, la loro disponibilità influisce sulla capacità di innovazione e sulla competitività delle economie nazionali.
L’Italia, consapevole dell’importanza di garantire l’accesso a queste risorse, ha adottato una serie di provvedimenti normativi per sostenere progetti strategici nel settore dell’estrazione, trasformazione e riciclaggio delle materie prime critiche.
Nel quadro europeo, l’Italia possiede riserve significative di materie prime critiche, essenziali per numerosi settori industriali.
Di recente, il Ministro dell’Economia ha dichiarato che il Paese è tra i leader europei nell’assicurare risorse indispensabili per l’economia verde e digitale. Tuttavia, queste materie si trovano spesso in giacimenti non sfruttati da decenni.
Tra le 34 materie critiche individuate dalla normativa europea, l’Italia ne possiede potenzialmente 16, ma ad oggi solo due vengono estratte in quantità significativa: feldspato e fluorite.
Questa situazione ha portato all’attuazione di una nuova strategia per rafforzare l’autonomia italiana nella gestione delle risorse minerarie.
Il Decreto Legge n. 84, convertito nella Legge n. 115, rappresenta il punto centrale della strategia italiana.
Questa legge stabilisce criteri e procedure per progetti strategici volti a garantire la disponibilità di materie prime critiche, con un occhio attento alla sostenibilità e alla sicurezza delle forniture.
Tra le novità principali, si prevede la creazione di un sistema di monitoraggio e coordinamento per prevenire eventuali crisi di approvvigionamento, con il supporto del Comitato tecnico per le materie prime critiche.
Il comitato svolgerà un ruolo chiave nel monitorare le catene di approvvigionamento e nell’aggiornare un piano nazionale triennale. Il quale delineerà le azioni necessarie, le fonti di finanziamento e gli obiettivi strategici.
Il Decreto Materie Prime: obiettivi e misure principali
Inoltre, per progetti di rilievo nazionale, la legge prevede che possano essere qualificati come di pubblica utilità, consentendo un iter autorizzativo più rapido e semplificato.
La normativa stabilisce un sistema di riconoscimento per i progetti strategici, i quali devono essere presentati alla Commissione Europea, che li esamina in collaborazione con lo Stato membro.
In Italia, il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE), insieme ad altri ministeri coinvolti, valuterà ogni progetto.
Se approvato, un progetto acquisisce lo status di interesse pubblico nazionale, con agevolazioni per le autorizzazioni e gli interventi necessari alla sua attuazione.
Inoltre, il Comitato tecnico avrà il compito di monitorare il programma nazionale di esplorazione, le cui attività includono mappature minerarie dettagliate e analisi geochimiche.
I risultati di questi studi, coordinati dall’ISPRA, saranno resi pubblici entro il maggio 2025, aumentando così la trasparenza e la consapevolezza sui potenziali giacimenti presenti in Italia.
Una delle sfide principali nell’estrazione e nello sfruttamento delle materie prime è rappresentata dai lunghi iter autorizzativi, spesso aggravati da procedure ambientali complesse.
La nuova normativa introduce deroghe per progetti ritenuti di rilevanza strategica.
In particolare, la valutazione di impatto ambientale (VIA) non sarà richiesta per permessi di ricerca a breve termine, purché rispettino criteri di sostenibilità e non superino i due anni di durata.
Inoltre, il MASE sarà responsabile di istituire un punto unico di contatto, che fungerà da raccordo per tutte le richieste autorizzative e le procedure connesse.
Questo sportello unico sarà in grado di accelerare i tempi di approvazione, garantendo una riduzione dei tempi di attesa a non più di 18 mesi per i progetti complessi e a 16 mesi per quelli meno articolati.
Ulteriori estensioni di sei mesi saranno possibili solo in casi eccezionali.
Il Registro Nazionale delle Aziende e il monitoraggio delle riserve
La legge ha istituito un Registro Nazionale delle Aziende per monitorare e coordinare le imprese coinvolte nella filiera delle materie prime critiche.
Questo registro, gestito dal MIMIT, raccoglie dati su importazioni, esportazioni e disponibilità di risorse strategiche, permettendo una visione d’insieme sull’approvvigionamento nazionale.
Le aziende registrate, con più di 500 dipendenti e un fatturato superiore a 150 milioni di euro, avranno obblighi di trasparenza e saranno chiamate a contribuire al monitoraggio delle scorte nazionali.
Il registro contribuirà inoltre a prevenire eventuali carenze, identificando in anticipo rischi di interruzione nella catena di fornitura e proponendo soluzioni tempestive.
A supporto di queste attività, le autorità potranno anche aggiornare una lista nazionale di materie critiche, adattandola alle necessità del mercato e alle evoluzioni del contesto internazionale.
Un aspetto cruciale della nuova legge è l’approccio sostenibile nella gestione delle risorse minerarie.
Mentre molti progetti di estrazione possono avere impatti significativi sull’ambiente, il Decreto Materie Prime introduce misure per minimizzare questi effetti. Escludendo dunque i progetti strategici dai vincoli della rete Natura 2000, il sistema di aree protette europee.
Tuttavia, i progetti devono comunque sottostare a rigorosi controlli, con l’obbligo di garantire che non si verifichino effetti dannosi per le aree protette.
In caso di irregolarità o inosservanze, gli enti locali e l’ISPRA potranno intervenire, sospendendo le attività e segnalando eventuali violazioni.